Attraverso i suoi viaggi , attraverso la sua libertà e
l' amore verso tutti e tutto e con il suo modo garbato e sempre sorridente nostro figlio ha costruito la sua Leggenda personale ..Credo che Roberto il suo tesoro lo portasse dentro di se donandone un pochino giorno dopo giorno a tutti coloro che incontrava con un sorriso e un pollice sempre in alto ..
così come la sua generosià gli suggeriva sempre .


Ventimiglia Barcellona


ITNINERARIO
Ventimiglia - Barcellona 795 km06/06 (venerdì) ventimiglia – cannes 68,9 km 3,27 hZone Industrielle de la Canardière, Mandelieu, 0640007/06 (sabato) cannes – cavalier sur mer 74,8 km 3,46 h08/06 (domenica) cavalier sur mer - marseille 121 Km 6,02 hImpasse Bonfils av J Vidal 13008 Marseille (Bouches-du-Rhône)09/06 (lunedì) marseille – arles 87,7 km 4,23 h20 Avenue Foch 13200 Arles10/06 (martedì) arles - agde 121 Km 6,05 hpassando per aigues mortes11/06 (mercoledì) agde - perpignan 113 Km 5,41 hAllée Marc Pierre Av de la Grande-Bretagne 66000 Perpignan12/06 (giovedì) paprpignan - girona 94,3 Km 4,42 hDels Ciutadans, 9 Girona 1700413/06 (venerdì) girona - barcellona 98,7 km 4,56 h14-15-16-17=? 18 partenza

Il viaggio Ventimiglia - Barcellona

Prefazione
Questo racconto, come il viaggio, ha avuto una sua vita ovvero è nato è cresciuto e sfortuna sua, a differenza del viaggio, è stato ucciso.Quando è nato come tutti i neonati non sapeva ancora niente non sapeva quale sarebbe stato il suo scopo né se ne avesse uno.Ha passato i suoi primi giorni credendo di essere solo un’annotazione di eventi, frasi che raccontavano avvenimenti della giornata in modo da non far dimenticare niente dell’esperienza ma poi con il passare del tempo ho capito che dovevo fare molto più.Non è stato difficile capirlo, dopo qualche giorno di stesura sentivo crescere la voglia di raccontarmi, sarà che avendo affrontato il viaggio da solo e avendo condiviso emozioni solo con me, il mio inconscio mi ha spinto affinché le riportassi in modo da farle vivere anche a chi leggesse queste pagine.Ritornando alla sua vita ho detto infine che è morto e infatti è cosi: l’ho ucciso. Volevo che si concludesse con l’ultimo giorno di marcia e che non finisse con il raccontare i miei giorni sedentari a Barcellona o a Valenzia che sarebbero stati simili, almeno così credevo, a quelli di un qualsiasi altro turista.In queste pagine troverete quindi il racconto di un viaggio fatto a cavallo di una bici con la quale mi sono spostato da Ventimiglia a Barcellona, attraversando due confini.Per far capire meglio lo stato d’animo con cui ho scritto le mie vicissitudini vorrei far cadere l’attenzione sull’idea che avevo di questo viaggio: un’insieme di passeggiate da 100km al giorno. Le tappe erano state tutte studiate a tavolino , la possibilità di fare dei bagni lungo la strada sarebbe stata dietro l’angolo e ad ogni tappa mi sarei recato presso un ostello cercato in precedenza su internet in modo da poter risparmiare il più possibile.In realtà le cose non sono andate tutte come mi ero prefissato e per questo motivo ho riportato tutti i prezzi e i chilometri a numero tanto da rendere meglio l’idea.Avevo inoltre controllato le strade che sarebbero state tutte asfaltate: capirete meglio con la lettura. Il racconto è stato cambiato solo in piccola parte e riporta fedelmente le parole del diario che scrivevo giorno dopo giorno e prenderà corpo e sostanza, come scritto prima, con lo scorrere dei giorni.
Buona lettura.Roberto Iacona06/06/08

Sono davanti alla stazione centrale di Milano il treno parte alle otto e venti , sto scaricando la bicicletta dalla macchina di mio padre che con strani occhi mi guarda , lo guardo anch’io , vorrei capire cosa stia provando , vorrei capire se almeno lui abbia coscienza di quello che starò per fare. Il treno parte in orario ; dormo praticamente tutto il tempo del viaggio anche se due fermate prima di Savona, dove sarei dovuto scendere per fare il cambio, scambio due parole con un ciclo viaggiatore tedesco il quale mi dice che sta andando in Corsica e che il suo primo viaggio con la bici in solitaria risale ormai a ventidue anni fa.Sceso a Savona faccio appena in tempo a prendere la coincidenza per Ventimiglia, salgo e scendo le scale della stazione come un disperato con la bicicletta che sembra pesare cinquanta chili, ancora addormentato, non riesco a realizzare che il mio treno sarebbe arrivato un’ora più tardi. Passata la paura non ci metto niente a ritrovarmi fuori alla stazione di Ventimiglia e qui mi viene da pensare a cosa stessi facendo e perché lo stessi facendo, quasi mi sfiora l’idea di prendere il treno e ritornarmene a Milano ma nonostante questi pensieri incomincio a pedalare con un’ora di anticipo. Alla prima buca nel terreno il tom tom cade e rotola giù per la salita, il carico si rivela instabile, cominciamo bene!! Sistemo il tutto e riparto con una certa sicurezza penso che devo fare 800 km e che sono al secondo e già un bel inconveniente.Non capisco come mi ritrovo ad affrontare delle salite che non avevo fatto nel precedente viaggio Genova – Nizza , quella volta eravamo in tre ed io seguivo in fila indiana, e infatti più tardi e ormai troppo tardi mi accorgo che il navigatore mi ha fatto prendere delle strade lontane dalla costa, si pensi che non sono transitato neanche per Montecarlo. Arrivo a Nizza con 40 km di salita nelle gambe ma devo dire che sono in gran forma, nonostante il carico le gambe vanno sciolte. A Nizza mi concedo una pausa dove faccio le telefonate dovute al mio amico, che non crede ancora alla cosa e al mio capo, componente primaria del viaggio Genova - Nizza, che chi sa cosa avrebbe dato per essere al mio posto.Compro due litri di acqua alla “modica” cifra di 3€ e riparto decidendo di non affidarmi troppo al navigatore.Pedalo per altri chilometri e sono a Cannes, città troppo lussuosa, per questo mi tocca pedalare ancora per dirigermi nella sua zona industriale che è davvero uno schifo. Tra le altre cose non ho trovato gli ostelli che mi ero preso cura di cercare su internet e mi sono dovuto arrangiare in un albergo due stelle di un sorrentino. Faccio una doccia ed esco a mangiare. La cena prevede: uova, pomodori e maionese, linguine alla bolognese, cotoletta, patate fritte e cren caramel alla modica cifra 28€ pane ed acqua compresi. Nonostante la cifra sia ottima dovrei regolarmi, l’albergo mi è costato cinquanta euro, comprensivo dei sei facoltativi per la colazione e il mio viaggio è all’insegna del risparmio ma vista la fregatura presa a Nizza con l’acqua per oggi lascio correre.
km07/06/08Sveglia ore nove, abbastanza riposato scendo a fare colazione che per i sei euro spesi si rivela davvero consistente tanto che in più mi carico mezzo litro di succo d’arancia, uno yogurt, zollette di zucchero e svariati barattolini di marmellata. Faccio una foto con il proprietario e riparto. Senza neanche accorgermene sono al 20° km e mi si presenta uno scenario al quale nessuno avrebbe rinunciato: caletta desolata con acqua smeraldo, purtroppo per accedervi bisogna intraprendere una scalinata troppo ripida per il mio carico così desisto sperando in un’altra con un accesso più sicuro ed eccola mostrarsi davanti agli occhi, faccio un mega bagno e ancora su i pedali. Da li in poi non mi fermerò più tranne che per mangiare un piatto di carbonara nei pressi di Frejus.Gli scenari sono mozzafiato e la strada che il giorno prima saliva ripida per colpa del navigatore oggi costeggia il mare con un dolce alternarsi di salite e discese.Arrivato a Cavalaier su mer cerco un hotel: il primo, un tre stelle, mi chiede 50€ facendomi uno sconto di quattro così provo a cercare un residence o uno più economico. Trovo un hotel ad una stella così entro e chiedo informazioni, la signora vuole sessanta euro ed ormai rassegnato prendo camera anche perché l’altro è ormai a 10 km di salita. Aperta la camera della stanza osservo due pannelli di vetro che separano la stanza da una terrazza comunicante con le altre camere alla quale si può accedere ad un mare strepitoso. Dei sessanta euro me ne sbatto c’è da dire però che il bagno è in comune ma anche qui la colazione è compresa.Vado in spiaggia e faccio un tuffo in quel mare cristallino che sembra una piscina. Sono solo le cinque perciò decido di andare in camera e lavare le cose in modo da riuscire a sfruttare un po’ di sole, faccio la doccia ed esco a comprare qualcosa da mangiare.Tornato in albergo, che fa anche da ristorante, sono subito notato dalla vecchia che ci mette un attimo a dirmi che sulla terrazza non si può mangiare. NON SI PUO’ MANGIARE SULLA TERRAZZA??!Va bene, mangerò quindi nella mia chambre ma con i pannelli della vetrata aperti ai bordi della terrazza, BON APETIT!Per addormentarmi prendo la macchina fotografica e riguardo le foto scattate ma in realtà potrei crollare in un sonno profondo. Ecco, in due secondi 300 bellissime foto vengono cancellate: trecento piccole pause che hanno segnato trecento dure ripartenze.Mi viene da piangere.Quando si ha sonno bisogna dormire!!!84km---3,45h08/06/08

La sveglia suona presto, sono le sette e trenta poi diventano le otto meno un quarto, mi sveglio di buona leva sono giunto alla conclusione che se in un giorno e mezzo ovvero in 197km ho fatto 300 foto bellissime chi sa quali scenari mi aspettano nei prossimi 600km.La signora, che la sera prima non mi ha fatto mangiare sulla terrazza, questa mattina mi ci porta la colazione, pagato l’hotel più una bottiglia d’acqua della sera prima che ho pagato 4,50€ esco a fare la spesa.Mi è avanzato del formaggio e del pane così compro un po’ di prosciutto, dell’acqua, che ho capito meglio non chiederla nei bar o negli hotel e un litro di succo d’arancia.Il mio abbigliamento non passa inosservato ai gestori del supermarket, moglie e marito che mi chiedono dove mi stessi dirigendo, scambio due parole e mi vengono regalati due pacchetti di fazzoletti.Parto per le nove e come per magia eccomi già su una salita che mi porta fuori dal paese. Dopo i primi 20 km si prospetta la possibilità di fare un bagno, sono le dieci, la mattinata è lunga, il mare caraibico e sono già in acqua. Non descrivo il bagno né il mare gli aggettivi sarebbero troppo smielati e l’elenco annoierebbe i lettori; immedesimatevi voi con la foto qui a fianco.Pedalo per altri 15km in mezzo a meravigliose piste ciclabili lontano dalla costa quando mi sorpassa un ciclista con un bel passo, non perdo l’occasione per accodarmi, naturalmente con il suo permesso. Con lui rimango per 30km, è stata una gran fortuna considerando il vento contrario, dopo di che mi separo, sono a Taulon e voglio fermarmi a mangiare qualcosa. Purtroppo non trovo dei posti adeguati e decido di superare la città. Si rivela un grave errore, infatti, l’unico posto dove mi sarei potuto fermare sarebbe stato ai bordi delle strade e così mangerò alle quindici e trenta passate dopo sei ore di pedalate non stop.Ad un certo punto dopo Taulon la strada incomincia a salire e così decido di sciogliere dello zucchero nel succo d’arancia rimasto, la scelta mi ha portato fortuna la salita interminabile è stata affrontata con pochi problemi considerando anche il fatto che non ho pranzato e da lì in poi diventerà il mio gesto porta fortuna nei momenti di difficoltà. Mi fermo in un altro posto magico, mi sono riavvicinato al mare mangio e riparto, mancano 30 km all’arrivo e vedendo una città sulla costa decido di non seguire più le direttive del navigatore e di dirigermi verso la città in questione che è sicuramente Marsiglia.I 120km diventano 150: la città sulla costa si chiama Ciociat. Alla prima rampa reintegro altri zuccheri, bustine avanzatemi dall’hotel di Cannes.Cosa vi dico a fare che la salita mi porta il più lontano e in alto possibile dal mare!?Dopo scenari mozzafiato arrivo a Marsiglia, qui le persone che incontro sono più disponibili ma la città lascia davvero a desiderare.Arrivo all’office du tourisme che è chiuso e così cerco tramite sportello elettronico l’Hotel più economico.Mi accorgo di essere circondato da quattro uomini che sembrano fare i pali, mi vengono in mente le parole dei gestori del supermarket di Cavalier che mi avevano avvisato che Marsiglia è una città pericolosa allora mi muovo e segno alla meno peggio sul cellulare il primo albergo che mi capita.Più avanti scopro che la via dell’Hotel è sbagliata e mi ritrovo in una zona industriale desolata con 140 km nelle gambe e un temporale che incombe.Con tutte le forze rimaste pedalo verso quei grattacieli lontani sperando di dirigermi verso il centro, il navigatore è scarico e attorno non ci sono che fabbriche abbandonate, è panico.Finalmente un po’ di civiltà e un insegna: “Hotel gente de mer”, due stelle, mi ci fiondo. La notte viene 46€ prenoto anche la colazione che viene 7€ ma è a buffeit, spero di farmi qualche panino così da non pagare il pranzo l’indomani.Una volta in camera faccio una doccia, sono stravolto e avvilito, non mi va neanche di uscire, mangio uno dei due panini avanzatomi insieme a due salamini. Una volta rasserenatomi preparo bene le due tappe, non voglio ammazzarmi di bici, tra l’altro non so se riuscirei a mantenere questi ritmi: voglio fare dei bagni e fermarmi a prendere un po’ di sole nudo! L’abbronzatura da ciclista che mi sta venendo è alquanto ridicola.Oggi con tutto il fondo che avevo l’abbronzatura è diventata una bella scottatura, gli avambracci sono in fiamme.150km---7,22h09/06/08

Apro gli occhi e vedo che è ancora presto per alzarsi, ne approfitto per dormire ancora un po’, ho avuto una notte movimentata i salamini mi hanno portato sete, avevo finito l’acqua e quella del bagno era calda.Quando suona la sveglia mi sento riposato, vado a fare colazione ed ad accogliermi c’è una donna simpatica con la quale scambio due battute. Mi chiede se mi piace Marsiglia e a quel punto non gli so che dire la verità. Mi ricordo allora che voglio andarmene dalla città e che dopo i primi 40km c’è una località di mare chiamata Brut. Chiaramente voglio rifarmi del giorno prima, tra l’altro ho il presentimento che la prossima meta ovvero Arles sia peggio di Marsiglia così voglio godermi ogni pausa della tappa.Prima di ripartire vado a fare la spesa, inutile descrivere i volti delle persone che come la città sono spente e tristi.Una volta arrivato a Brut con mio rammarico osservo che la situazione è peggio di Marsiglia tra l’altro da non sottovalutare le salite che mi ci hanno portato e così preso dallo sconforto decido di non fermarmi.Le strade che affronto sono oscene, delle tangenziali infinite trafficate da camion e ancora una volta mi ritrovo nella zona industriale di una città schifosa; ormai con 40km e più nelle gambe tiro fuori dallo zaino uno yogurt preso dalla colazione dello stesso giorno e un barattolo di marmellata risalente ancora alla colazione di Cannes.Riprendo coraggio e ricomincio a pedalare in mezzo ai tir che hanno di buono il fatto che se non ti mettono sotto ti lasciano un vuoto d’aria di un centinaio di metri. Dopo un’ora di pedalata il tom tom mi indica di svoltare a destra e così eseguo, mancano ormai 30km a destinazione e ormai vedo la meta. Ad un certo punto mi trovo in mezzo ad una radura, un sentiero pieno di pietre mi si protrae davanti. Preferisco azzardare e rischiare la foratura e il mio fondo schiena che ritrovarmi in mezzo ai tir.Attraverso la steppa e mi ritrovo su una strada dissestata e ancora camion che mi fanno mangiare polvere a volontà.Sono arrivato in una cava, accendo il navigatore e sorpresa mi dice di tornare indietro. In mezzo al nulla incontro un signore che probabilmente lavora alla cava il quale mi dice che l’unica strada per Arles è quella principale in mezzo ai camion.Con i suoi buon vojage ritorno, senza accorgermene, sulla strada e ora non la mollo più, penso che sono solo 30km e che è come fare due volte la pista ciclabile di marina di Grosseto. Prima di riprendere l’agonia ormai come se fosse un rito, prendo il succo d’arancia comprato la mattina al supermercato, gli sciolgo delle bustine di zucchero della colazione e giu a canna.Dopo 10km c’è il crollo psicologico, fermarsi è impossibile così, per la prima volta, mi sistemo l’ipod e continuo a pedalare cercando di non pensare a niente e dopo un po’ ecco lo svincolo per arles, ci arrivo con una grinta pazzesca grazie al ritmo di shon pol.Proprio allo svincolo incontro un ciclista al quale chiedo informazioni, non voglio più sbagliarmi, è molto cortese e mi parla della sua foratura senza doppi fini così prima di andarmene, in un secondo, per magia, ecco apparire una camera d’aria, l’avevo proprio a portata di mano!Lui stupefatto vuole a tutti i costi pagarmi (10€ per una camera che ne vale 1,50€ ). Rifiuto e mi incammino per l ville.La strada è all’ombra di file di alberi ai lati dei maneggi. Dopo tanto smog e sole mi sento sollevato, ad ogni persona che incontro chiedo indicazioni, sono tutti cortesi, questo posto mi da ben a pensare.La città, infatti, è bellissima, rigogliosa e ben tenuta, mi dirigo all’ufficio del turismo dove chiedo per un ostello, ma è completo è così cerco un hotel.I prezzi finalmente sono diminuiti 30€ per una notte: poso i bagagli, mi faccio una doccia, il tempo di mangiare un panino al tonno, preparato con la spesa della mattina e giù a visitare la città.Mi aspettavo una metropoli in mezzo alle paludi, non avendo potuto fare neanche il bagno lungo la tappa o una pausa pranzo degna di tale nome sono davvero contento. Ero davvero preoccupato di passarmi un’altra notte in camera.Alle venti decido di tenermi i due panini avanzati, per il pranzo del giorno successivo che (questa volta farò!) e di rincuorarmi fino alla fine andando in uno di quei bei ristorantini di cui Arles è piena.Una volta in camera però l’entusiasmo si placa sono venuto a sapere che per il giorno dopo è prevista pioggia.100km---4,43h10/06/08Sono le otto, la sveglia continua a ripetersi imperterrita da mezz’ora. Mi alzo con malavoglia, le gambe sono stanche e si fanno sentire ad ogni movimento, capisco che oggi c’è da usare molto metodo. Apro la finestra e con gran sorpresa ad accogliermi c’è una splendida giornata così pago l’hotel e vado a fare la spesa, non voglio spendere soldi per la colazione.Con meno di 5€ compro una tavoletta di cioccolato, quattro danet, un litro e mezzo di acqua e il mio solito succo.Uscendo dalla cittadina mi accorgo veramente di quanto siano belli i paesaggi circostanti.Dopo una ventina di chilometri mi fermo per una piccola pausa e ne approfitto per assestare la bici, il manubrio al quale ho tolto il nastro nella ripartenza da Marsiglia mi ha causato un po’ di formicolio nelle ultime tappe. Faccio un po’ di streaching che non so come riattiva le gambe che oggi sembravano imballate.Percorro altri 10km e mi ritrovo ai bordi di un fiume, accendo il navigatore che mi conferma la strada, c’è da dire che qualche chilometro prima era stato proprio lui a indicarmi di svoltare in quelle strade accanto ai campi invece che lasciarmi proseguire per la strada primaria, così incomincio a pedalare tra erba alta, ciottoli e ghiaia e addio al fondo schiena.L’unica cosa che non mi fa pensare al dolore al culo, e uso questo termine per sfogare il male che in realtà ho patito, sono i paesaggi che mi scorrono davanti.Dopo 10km di sterrato ecco riapparire la strada.Voglio a tutti i costi riavvicinarmi al mare e senza accorgermene dopo altri 10km sono a le Grau du roi, una località che all’inizio non mi da ben a sperare ma che invece si rivela un paradiso in terra.Cerco la strada per il mare mi affido solo al mio istinto e alla brezza marina che sento sempre più vicina quando ad un certo punto incontro due vecchi ai quali chiedo con forza dove sia la spiaggia.La ba, la ba, tout droit mi dicono e così faccio.Arrivo in spiaggia, è sterminata e c’è solo un chiosco: chiedo dov’ è la toilet mi cambio e vado a fare un bagno.A mezzo giorno ritorno sul lungo mare, in quella zona così residenziale e tranquilla a quell’ora regna il silenzio.Mi sdraio su una panchina, sono sotto l’ombra di un albero e qui mi rilasso per una mezz’ora.E’ una sensazione bellissima avete presente quel momento in cui vi state per addormentare e sentite i suoni sempre più lontani? Ecco, prolungatelo per trenta lunghissimi minuti e nella mia situazione troverete il paradiso di cui ho scritto prima: non i paesaggi, non il mare.Sono li, sdraiato sulla panchina nel cono d’ombra creato dall’albero e fuori da questo il caldo e il sole che anche in una condizione normale ti avrebbero buttato giù. Sono mezzo addormentato e in lontananza sento il vento caldo che soffia e che muove le foglie che sembrano applaudire, sono vivo, sento tutto.Riparto per la mia strada, destinazione la gru du roi, prima una doccia. Appena entrato in paese mi accorgo di essere in mezzo alle paludi che circondano la zona di Arles e Perpignan.Le paludi che abbiamo in mente noi sono ben diverse, queste sono ben curate anche se desolate piene di fauna e abbracciate da meravigliose colline, una zona davvero caratteristica.Quando ormai penso di rimanere tutta la giornata in mezzo a queste stradine che tagliano il paesaggio mi ritrovo in una bellissima località di mare.Sono su una strada in mezzo a delle dune di sabbia, mi ricordano un po’ la toscana, alla mia sinistra il mare appare e scompare tra le dune e scintilla sotto la luce del sole. E’ troppo tardi per fare un’altra sosta così sono obbligato a proseguire.Qui c’è un vento da pazzi e nonostante sia in pianura mi sembra di fare il passo del Penice.Lasciata la località di mare sono ancora tra le fabbriche di una gran città, per fortuna dopo pochi chilometri ne sono fuori e affronto una strada che costeggia il mare che sembra porti proprio ad Agde, l’inconveniente è che è talmente stretta che qualsiasi mezzo più grande di un’utilitaria mi costringe ad accostare, così colgo l’occasione per scattare qualche foto al panorama. Faccio amicizia con una coppia di francesi al quale chiedo di scattarmi delle foto, lui mi incita dicendo SMILE! ma gli spiego la mia situazione e gli faccio capire che ho già 100km nelle gambe, i giorni precedenti li ho già scontati, e che è veramente dura sorridere. Decido così di farci una foto con tutti e due che sorridiamo in modo da spronarmi il più possibile ma penso mi abbia preso per pazzo, purtroppo l’ho capito solo dopo guardando la foto.Nonostante il panorama, la zona è tutta in costruzione e mi ricorda i cantieri di Marsiglia così incomincio a temere fortemente per la mia meta, mi mancano ancora 20km, almeno credo, il ciclocomputer mi ha abbandonato all’ottantottesimo chilometro per il troppo sole. In realtà dovrei sapere che il paesaggio può cambiare radicalmente e stare così più sereno, ma ancora non avevo migliorato la mia cognizione dello spazio che prima di questo viaggio lasciava davvero a desiderare, ma forse se l’avessi avuta non sarei qui ad attraversare la Francia in cinque giorni.Proseguo alla ceca fino ad arrivare a destinazione.Agde è una piccola cittadina e mi ricorda Arles con il fiume che la divide e tutte le viette che si intrecciano fino alla piazza principale.Cerco un hotel e con 52€ trovo una camera e la colazione per l’indomani. Faccio una doccia, mi preparo ed esco. Non voglio neanche lavare i panni, ci penserò domani.Visitando la città trovo un supermarket aperto così né approfitto per fare la spesa, subito dopo mi vado a cercare un ristorante ma la città vivace che ho trovato appena arrivato dopo due ore è tutta in chiusura.C’è un ristorante italiano chiamato Gianluca e dato che fa la pizza, mi fermerei a mangiare li, se non fosse che il ristorante è deserto e che per ogni turista che passa il proprietario faccia una preghiera al fin che entri. I ristoranti vanno scelti per la quantità di persone sedute ai tavoli!Nonostante tutto nel ritornare verso l’albergo ne trovo uno che mi da fiducia. Il menu del giorno è a 16€ e offre di che mangiare.Mi affido alle cameriere che non si smentiscono e mi portano dei piatti davvero squisiti.Il ristorante l’ho centrato è sciccosissimo, elegante ma allo stesso tempo rustico, c’è una leggera musica in sottofondo e alla mia sinistra ammiro, attraverso le vetrate, il sole che tramonta sul fiume.Arrivati al momento del caffè, che non è incluso nel menù, chiedo un amaro così da andare dritto sotto le lenzuola.Ancora una volta mi affido alle cameriere che mi portano un bicchierino riempito con una sostanza incolore con qualche pezzettino di botte dentro che emana un odore di alcool etilico talmente forte, tanto da arrivarmi al naso senza neanche averlo in mano.Si può immaginare il sapore… l’ho dovuto lasciare.Chiedo l’addition e wolà 8,90€ di amaro che è indicato con il nome di una di quelle bottiglie che si aprono una volta nella vita.La mia qualità prezzo è andata a farsi fottere se proprio dobbiamo essere gentili.Io mi chiedo: se un ragazzo ti entra in un ristorante e ti ordina il menù più economico che offri insieme ad una brosh de lo come puoi dargli un digestivo da 10€! Forse saranno stati i miei modi raffinati ed eleganti che, tra l’altro, hanno suscitato le attenzioni degli altri tavoli o forse quella cameriera è una gran puttana…Nonostante il dilemma vado al letto bello pieno e con un gran sonno, il diario lo scriverò domani.108km---5,12h11/06/08

Ancora una volta non riesco a svegliarmi al suono della sveglia, la ripartenza è lenta, mi do una sciacquata e vado a fare colazione.Forse qui ritrovo un’abbondante colazione: quattro brioches, un panino, cereali a volontà, tè, caffè, latte ecc…inutile dire che non ho risparmiato niente.Devo darmi una mossa ho tutta la valigia disfatta e il pranzo da preparare.Salgo in camera, faccio la valigia mi preparo due panini DOC e riparto.Oggi è tutto un sali e scendi per le colline francesi. In verità non sono pronto con le gambe anche se ci sono con la testa, in ogni caso, i primi 25km scorrono via come niente.Mi fermo a bere e a riempire il cammelbeck, mangio l’ultimo pezzettino di cioccolato avanzato dalla colazione fatta ad Arles e riparto.Anche oggi c’è da usare metodo e mi ricordo che hai 40km massimo 60 devo fermarmi e fare una pausa più prolungata.Il caso vuole che dopo il 50°km mi ritrovo su una statale dove è impossibile fermarsi e pedala che ti pedala i chilometri scorrono e la fatica aumenta.Le strade tagliano le colline e si alternano salite e discese.Per non pensare almeno alle macchine e ai camion che mi fanno il pelo metto l’ipod e incredibile, con tre canzoni rock di cui Bon Jovi e Linking Park le gambe riprendono ad andare.In discesa la gente prima di superarmi in macchina si affaccia ai finestrini per vedere e incitare quel ragazzo che in solitaria scende a cinquanta chilometri orari per le colline francesi.Lungo la strada oggi incontro altri cicloturisti quando, finalmente, all’ottantesimo chilometro ho la possibilità di mangiare ma ormai penso di farne altri venti e poi fermarmi per poi fare un’altra oretta di bici.Ecco perché ci vuole metodo!!!Dopo poco incomincio a stancarmi, sono ritornato sulla costa e c’è un bel vento e ancora una volta la strada non consente soste. Ad un certo punto vedo un sentiero entrare nella vegetazione verso il mare così mi ci infilo e decido di fermarmi li all’ombra per mangiare. A parte che la strada per il mare è interrotta ma come se non bastasse buco e sbatto la testa contro un ramo basso, per fortuna ho sempre il casco.Le ruote da cicloturismo dell’atchinson avevano lavorato bene ma contro i rovi non c’è niente da fare. Fortunatamente è la ruota davanti che è più facile da togliere inoltre, non sopportando i pesi del carico, posso gonfiarla abbastanza anche con la pompa portatile che mi ritrovo. In verità non ho proprio voglia di fare sto sbatti quando mai ho questi colpi di testa eppure mi conosco li ho già fatti…Poi dal nulla spunta un signore a cavallo di una cannoidale (marca rinomata di biciclette), mi faccio fare una foto così da ridere sull’accaduto e una volta riparato il danno approfitto della pausa per mangiare.Riparto alla volta di Perpignan plage quando, chiedendo indicazioni, mi ricordano che Perpignan è una città grossa, la località che intendo io è un’altra e dista ancora 20km. Faccio altri chilometri e mi ritrovo in una località poco distante da Perpignan così decido i fermarmi e chiedere all’ufficio del turismo quanto in realtà manchi alla mia meta.Il navigatore è ormai andato da diverso tempo e giro per le strade con il timore di allungare, in più non ho più voglia di pedalare. La ragazza dell’ufficio mi conferma i chilometri e mi dice che la strada è una sola, sono le quattro e volendo potrei continuare senza problemi ma non ho più voglia così mi cerco un hotel. Lo trovo a 36€.Oggi per la prima volta non ho rispettato l’itinerario.Lavo i panni che oggi odorano veramente di cadavere e vado in spiaggia. Il posto dove sono sembra una zona franca, siamo vicini al confine con la Spagna. Gli spazi sono molto aperti e tutto è lasciato un po’ così, c’è lo stretto necessario tranne, come in ogni parte della Francia, un sacco di ristorantini. Va tutto a rilento e la gente sembra aspettare qualcosa. La stessa sensazione l’ho provata in un viaggio dove capitai a Tariffa e guarda caso anche li eravamo sul confine che separa la Spagna dal Portogallo .Vorrei trovare un po’ di relax dopo il bagno ma il sole viene coperto dalle nuvole e per il freddo sono costretto a ritornare in albergo. Una doccia bollente e giù a mangiare. Ho voglia di uova sode, carne e tutte quelle pietanze nutrienti ma per risparmiare decido che questa sera si va di pizza.Il ristorante propone una margherita a 8€ e il menù della casa a 12,50€.Mi faccio portare un insalata che tra l’altro si rileva ben farcita e con le uova sode tanto desiderate, un piatto di bolognese infinito e per finire una mouss di cioccolato.Pago ed esco, mi dirigo verso i tavolini dell’hotel vicino al mare e do sfogo alla voglia di raccontarmi.106km---5,09h12/06/08

Mi alzo alle otto e trenta passate, ormai non ho alcuna intenzione di recuperare tempo sulla giornata in quanto non avrò possibilità di fare bagni durante le soste, ne una volta arrivato a destinazione. Oggi si solcano i Pirenei!Apro la finestra: c’è un vento triestino e una splendida giornata.Ritiro i cosciali, che per la prima volta sono interamente asciutti e scendo a fare colazione in un bar, ma prima mi reco a fare la mia solita spesa.I panini li ho già preparati ma non ho l’acqua e il mio succo di frutta che questa volta non ho trovato.Prendo la bici e faccio quattro pedalate nel paese senza alcuna meta. In realtà sono indeciso su come affrontare questa giornata: non so se tagliare per l’entroterra dirigendomi verso Girona, la mia meta prestabilita facendo 115km, oppure, andare via costa saltare i Pirenei e fare però 150km condizionando anche la tappa successiva in negativo.Nonostante mi senta in forma non ho voglia di passarmi un’altra giornata intera per la strada e così corro il rischio e scelgo l’entroterra.I primi 5km sono quelli che mi portano ad allontanarmi dalla costa, il vento soffia talmente tanto forte che le canne di bambù che si innalzano ai lati della strada si flettono come spadoni cinesi ed io sono costretto a fare delle pieghe in pieno rettilineo per non farmi spingere al centro della strada.Una volta lasciato il mare vedo lontano la catena di monti, il vento tira verso ovest e mi è di grande aiuto.La strada è bellissima, un serpentone che guarda dritto in faccia i Pirenei: la strada oggi non si può sbagliare!Pedalo fino al 35°km quando entro in un paesino ai piedi delle montagne e decido di approfittarne per andare in bagno. Come a ru du gau mi va molto bene, il bagno è pulito e spazioso: per gli atti grandi ci vuole un grande bagno! Per gentilezza consumo un caffè e un’aranciata, che oggi ricordo non avere.Ormai sono pronto alla scalata, le vette non mi incutono più timore, oggi taglio l’asfalto come un coltello di etto ri anzo il burro, in più sembra che la strada vada a finire li dove i Pirenei si fanno più dolci.Le salite sono talmente dolci che riesco a salire agile a quindici chilometri orari, quando all’improvviso, proprio come sta accadendo adesso nella vostra lettura, ecco apparire la dogana e il cartello Espana.Sono eccitatissimo, sono finalmente in Spagna!!!La dogana è proprio sulla cima della salita e la discesa che segue dopo è talmente bella che mi distoglie da qualsiasi idea, persino quella di farmi una foto con dietro il cartello della comunità spagnola: foto dall’inestimabile valore…La discesa è bellissima, lunga e dritta come la strada finora solcata tanto che raggiungo i sessanta chilometri orari, velocità che in altre discese anche più ripide non ho mai sfiorato in quanto sopra i cinquanta, a causa delle curve, il carico tendeva a farmi perdere aderenza.Vado come un treno CIUF CIUF!!! Per 15km non scendo mai sotto i trentacinque chilometri orari anche se la strada tende ormai a pianeggiare.Faccio formare alcune file di macchine, le persone mi affiancano e ridono imbarazzate guardando il tachimetro: anche in salita sono a cinquanta chilometri all’ora!!!È una sensazione bellissima: l’adrenalina è in circolo da quando ho superato la dogana e da lì a 20km a questa parte mi fa andare le gambe a tutta, da non dimenticare la forza del vento che soffia alle mie spalle e la rincorsa data dalla strada quando si inclina in negativo: in altre circostanze non sarei mai stato in grado di andare così forte.Ad un certo punto mi fermo, ho finito l’acqua già da un po’ e ormai l’esperienza mi ha portato ad avere sempre viveri dietro, non si sa mai cosa c’è dietro la prossima curva e il fisico può abbandonarti da un momento all’altro senza che ce ne si accorga: per stare in sicurezza bisogna avere energetici e liquidi sempre dietro.Mancano meno di 30km e anche se ho ripreso la marcia molto più piano, riprendendo il discorso sul calare delle forze, in meno di un ora dovrei arrivare. Come al solito gli ultimi chilometri sono i più duri inoltre il vento mi ha girato le spalle e la strada tende a salire tanto che a meno di 10km il navigatore mi segnala ancora trenta minuti di marcia.Trenta minuti per fare 10km?! Maledetto me e tutte le volte in cui ho detto tra un’ora soltanto arrivo e non mi sono fermato mai a mangiare.Questa volta non ho neanche il mio succo di frutta per fare il mio rito magico.Nonostante ciò arrivo a Girona alle sedici, avrei voluta alzare la velocità media ma mi accontento di un bel ventiquattro chilometri orari.La tappa di oggi è stata nel complesso la più bella, per una volta la strada progettata dal navigatore si è rivelata comoda e il vento ha dato la sua mano a solcarla.A Girona trovo subito l’info point dove ad accogliermi c’è una ragazza che chiama per me gli alberghi e me ne prenota uno a 22€.Gli dico che è un ottimo prezzo e che mi ci dirigo subito.Arrivato all’indirizzo indicatomi entro in un palazzo dove mi tocca arrampicarmi per delle scale talmente alte e strette che la bici mi sembra pesare cinquanta chili.Lascio quindi il mio mezzo su un piano e vado alla ricerca della reception che non esiste, infatti devo arrivare fino all’ultimo piano del palazzo dove busso all’appartamento del proprietario.Ad aprirmi è proprio lui un omone corrucciato al quale faccio capire di essere il ragazzo che ha fatto chiamare dall’info point e così mi accompagna alla mia camera. Apre una porta sul piano dove ho lasciato la bicicletta che conduce ad un corridoio buio dove sono situate le stanze.Per buio intendo proprio dire buio, per risparmiare elettricità il proprietario ha pensato bene di mettere la luce a tempo, ovvero un minuto da quando viene premuto l’interruttore.Insomma, l’albergo è una pensione, e che pensione, la camera un buco con veduta palazzo diroccato in rifacimento, la colazione non è inclusa e il bagno, compresa la doccia, è in comune.Mi faccio coraggio, tutti i pernottamenti sono stati lussuosi e di una pensione a 22€ mi accontento. In ogni caso è veramente triste, sarà che ho sempre in mente quell’ostello a Malaga veduta mare che per una notte mi ha chiesto solo 16€.Comunque qui devo solo dormire, quindi mi faccio una doccia ed esco fino a quando non riesco più a stare in piedi.isito la città per almeno due ore che si rivela molto caratteristica.La cosa che mi colpisce sono le persone davvero molto particolari, soprattutto i giovani: mezzi pank e mezzi robbosi. Tatuaggi, acconciature alternative e orecchini si sprecano.Mi reco a fare la spesa, la riporto in camera e poi vado in quel parco alle porte della centro a rilassarmi un po’ su una panchina, sono sfinito.Mi sento osservato, non so se vogliono derubarmi o qualcos’altro, è una sensazione bruttissima che mi ricorda Marsiglia, in questo momento sto pensando alla mia casa a tutti quei posti dove saprei reagire a qualsiasi pericolo: nella mia città, nel mio paese.Poi mi accorgo che in quel posto c’è uno scambio di roba così immagino che la persona che mi teneva d’occhio prima avesse pensato che mi fossi recato li per acquistare qualcosa.Rimango li ancora un po’, aspetto l’ora di cena e vado a cercare un posto dove mangiare. Trovo un localino rustico di modeste dimensioni che sarebbe piaciuto tanto al mio amico Fede.Mangio un piatto di paella e una salsiccia con patatine fritte, una volta consumata la cena esco a fare quattro passi, cerco un pub dove bere una birra e scrivere il mio racconto quando ho ancora quella brutta sensazione.Sono seguito da un tipo sospetto così rallento il passo ma questo rimane dietro, dopo di che mi sorpassa ma senza accorgermene lo sorpasso di nuovo e me lo ritrovo ancora dietro a pedinarmi. Ad un certo punto mi fermo ad un incrocio, faccio finta di non ricordarmi la strada, lui, fa lo stesso ma io prendo tempo leggendo i nomi delle vie così prende e svolta a sinistra, un incrocio di sguardi e io vado a destra. Mi accorgo poi di essere davanti alla pensione, i pub non mi ispirano, sono stanco e non mi piace la gente che c’è in giro.Decido di salire in camera a scrivere il romanzo, domani sono ancora in spiaggia.In quella camera triste sistemo le mie cose e mi accorgo che la mia avventura è giunta al termine, sento la fine del viaggio e vedo il mio zainetto, che nei giorni scorsi è stato pieno di provviste, ora vuoto e ripiegato su se stesso.Con l’umore che trapela da queste frasi scrivo il mio romanzo e vado a letto.106km---5,09h13/06

Mi alzo tardi, sono circa le otto e trenta passate eppure ho puntato la sveglia alle sette, volevo pedalare di mattina e arrivare a Barcellona molto presto.Rifaccio la valigia alla svelta e me ne vado da quella camera triste.Decido di non fare colazione subito e cercarmi un bar più avanti e come mio solito culo quando prendo queste decisioni, mi ritroverò a farla in un’area di servizio della Repsol a 8km di marcia.La strada anche oggi sembra facile, Barcellona è indicata da tutte le parti e comunque basta andare sempre dritto tagliando le rotonde, quando mi ritrovo su una specie di autostrada dove viene chiaramente indicato l’accesso negato alle biciclette, maledetto navigatore!!!Sono costretto a scavalcare il guardreil per immettermi su una strada parallela.Il navigatore continua a dirmi di tornare indietro, così passando davanti a degli addetti ai lavori stradali gli urlo di indicarmi la strada per Barcellona.Mi fanno cenno di tornare indietro così. senza staccare la pedalata, gli alzo il braccio in segno di ringraziamento e tiro dritto.Mi accorgo che in questa direzione non sto andando da nessuna parte così ritorno dagli operai, prima però manciata di aminoacidi che oggi servono veramente.L’operaio è molto gentile. si vede negli occhi la voglia che ha di aiutarmi e mi spiega che per andare verso Barcellona c’è l’autovia di cervitio che è una strada mui antica che scorre parallela all’autovia (l’autostrada).Con la paletta dello scorrimento del traffico traccia delle linee nel terreno e mi spiega di preciso dove avrei dovuto svoltare.Continuo a pedalare senza sosta spinto dall’odore del mare ma le gambe oggi non ne vogliono proprio sapere e in più c’è il vento che mi rema contro. Nonostante la strada tenda a scendere non riesco a scollarmi da quei sedici chilometri orari: ogni pedalata è uno sforzo che, dopo sette giorni anche di sofferenza, non mi fa tirare fuori la grinta necessaria a cambiare marcia in più c’è il cielo che è di un plumbeo deprimente, la strada che è trafficata da camion e un accenno di tendinite che mi fa riflettere su quanto quest’impresa non sia una passeggiata.Arrivo alla costa con 45km nelle gambe e qui mi fermo a mangiare una barretta. Ho intenzione di arrivare ai sessanta chilometri e poi mangiare.Ormai è rutine mangio al 75°km, ma dalla sosta precedente le gambe si sono attivate, sarà che la vista del mare mi ha motivato o che sono entrati in circolo i nutrienti della barretta, comunque per venticinque chilometri mantengo una velocità di trenta chilometri orari.Mi fermo a mangiare in qualche località di mare vicino a Barcellona, ho il pane e il prosciutto comprati il giorno prima a Girona e il ketchup preso alla stazione di servizio.Ebbene si, all’autogrill ho pagato un cappuccio due brioche e un barattolo di ketchup, tra l’altro cercavo la maionese è non racconto il casino che è scaturito per farmi capire, in ogni caso non l’avevano.Riparto soddisfatto del pranzo e mi fermo a cercare un bagno che, anche qui, si rivela all’altezza.I 30km per Barcellona scorrono via lisci, le pedalate sono fluttuanti, una sensazione mai provata.Si ha presente quando si rimane a galla con l’aiuto delle sole gambe ma senza sforzarsi troppo? Ecco più o meno è la stessa sensazione.Arrivato a Barcellona sono un po’ stanco e faccio fatica ad apprezzare la città, ansi il traffico mi da proprio la nausea.Cerco un info point, ma sembra non esistere: un tizio in bici mi ha spedito in una direzione sbagliata e mi ha fatto solo aumentare il chilometraggio, come se non fossi già provato dai chilometri che ho alle spalle.Continuo a pedalare in questa città sconosciuta cercando di dirigermi verso il centro, il navigatore è scarico ma me la prendo con calma, sono solo le quattro.Mi risalgono le parole di mio padre, a volte mi capita che mi vengano in mente delle frasi che mi ha detto in delle circostanze particolari: questa volta mi sono ricordato quando mi stava accompagnando a fare i test di fisioterapia e non trovavamo la strada e lui mi ha detto: “quando cerchi qualcosa chiedi agli edicolanti, loro, sanno sempre tutto”.Ora questa mi sembra una cosa molto strana per uno che ha una memoria grossolana come la mia, ma colgo al volo il ricordo e così faccio, alla fine al test di fisioterapia ci arrivammo senza intoppi grazie all’aiuto del giornalaio.Ecco che mi ritrovo all’info point di plaza Urquinaona, qui una ragazza mi indica degli ostelli, gli dico che ne voglio uno vicino al mare e mi indirizza al Sea point che è l’unico.Arrivo a destinazione con facilità ma non trovo l’entrata, così chiedo e mi indicano una porta in una stradina desolata con i cassonetti della spazzatura che rendono il tutto più romantico.Che palle ma che cazzo di situazioni!Busso una volta, una seconda e prima di fare la terza mi apre un ragazzo dall’aria falsamente trasandata, mi dice che l’entrata e dall’altra parte così mi ci dirigo.Non l’ho capito prima perché all’apparenza il davanti dell’ostello sembra un bar.Il posto è fighissimo caratteristico come questi ostelli della gioventù, pieno di guapas (ragazze) che il ragazzo tratta con un certo saperci fare.Il tipo mi dice che ha un letto per una sola notte, in ogni caso accetto, non ho voglia di cercarmi un altro posto, ci penserò domani.Entro nella camera che ha sette letti, è una sensazione strana: l’altra volta, a Malaga, avevo dormito nella hole da solo, questa notte invece dormirò con sette persone sconosciute!Mentre mi faccio la doccia penso allo sbatti che devo fare domani: lasciare prima delle dieci l’ostello, cercare dove dormire, comprare il biglietto del treno per Valenzia e cercare la fermata dell’autobus che porta all’aeroporto. Pensare che volevo svegliarmi con tutta calma e andare in spiaggia.Fatta la doccia esco, come al solito, a perlustrare un po’ la zona.Sono sul lungo mare e lo percorro osservando la gente che corre, va in bici o che si concede un po’ di relax.Sono molto spaesato e non so bene cosa fare. Continuo a camminare e mi ritrovo al Sea point dove chiedo al belloccio se lui sa se c’è posto in altri ostelli.Si attiva subito ma sembra che sia un po’ sfigato, quando ad un certo punto lo sento parlare con una ragazza: “ho qui un cico italiano mui guapo es arrivado a chi todo sudato con la sua bicicletta da Girona, aves un posto?”“A casa mia” risponde la ragazza, così il tipo insiste affinché mi tenga un posto a patto che vada li a prenotare prima delle venti e trenta.Sono le venti meno un quarto e per andare li bisogna prendere la metropolitana.Ora, già mi sento spaesato e in più dovrei muovermi per la città con la metro che già a Milano faccio fatica ad utilizzare, il tutto, senza sbagliarmi avendo i tempi stretti.Il rischio è forte, non devo sbagliarmi altrimenti mi ritroverei da chissà quale parte della città a stomaco ancora vuoto e con il problema di cercarmi un letto per domani.Il ragazzo mi spiega la strada e poi mi ribadisce che potrei arrivare li con il tour di flamenco e tapas.Praticamente dovrei pagare 18€ per passare una notte da solo con gente che non conosco a bere, mangiare e ballare flamenco per tutta Barcellona e in più a fine serata ci sarebbe la discoteca dalla quale ognuno se ne andrebbe poi per conto suo.Andiamoci cauti, sarebbe una figata ma un po’ potete immaginare.E’ già tanto che mi ritrovo dopo 120km di bici sulla metro con una tendinite che non mi fa camminare a cercare sto Centre point.Va tutto bene e mi presento alla ragazza come il cico italiano mui guapo, lei si fa una risata e poi mi cerca la camera.Esco dall’ostello che sono un’altra persona, ho il letto per i prossimi giorni e mi sono mosso con la metro in una città sconosciuta distrutto e devastato dalla mia impresa.Ora posso visitare la città senza alcuna sensazione di spaesamento anzi, mi sento sicuro di me tanto che, se avessi avuto il bancomat, sarei andato a comprare il biglietto del treno ma ritorno al sea point.Mangio qualcosa, compro una coca, un pacco di biscotti e mi dirigo verso il lungo mare.Qui mi succede una cosa stranissima, vengo affiancato da un ragazzo che mi chiede un biscotto e poi inizia una conversazione talmente spontanea che quasi mi piace passeggiare con questo individuo.Mi racconta che ha trovato lavoro proprio oggi, che ha vissuto in Francia a Parigi e che ha girato un po’ di posti e io gli racconto qualcosa di me e del mio viaggio. Queste sono solo alcune delle informazioni scambiate.E’ veramente incredibile come in inglese, francese, spagnolo e italiano ci riusciamo a intendere. Mi dice che Barcellona è un posto meraviglioso per divertirsi e che ora lui si sta per incontrare con altri ragazzi conosciuti da poco per andare in qualche locale.Proprio in quel momento mi si accende la lampadina, ringrazio e lo saluto.Non so se veramente può essere stato un tentato borseggiamento, d’altra parte qui è normale incontrare gente e farci amicizia ma si sa fidarsi è bene e non fidarsi è meglio.Torno al Sea point con un forte dubbio sull’accaduto fatto sta che se avessi accettato le proposte fattemi in due ore ora avrei altro da raccontare.Per oggi mi va bene così tra l’altro ho conosciuto alcuni compagni di camera.Fuori c’è un vento che piega le palme e io, preferisco mettermi seduto a un tavolino a scrivere il mio racconto mentre guardo il mare agitarsi insieme alle palme e sentire un gruppo di americani che si sbronzano alle mie spalle. Approfondimenti Il viaggio, come scritto già nella prefazione, non si è concluso con l’arrivo a Barcellona. Nei tre giorni successivi ho visitato la città. Sono rimasto a pernottare sempre al Centric point dove ho dormito in una stanza da sedici persone. L’ultima sera sono uscito con dei ragazzi conosciuti nello stesso ostello e poi il giorno dopo sono partito per Valenzia dove sono andato a trovare un amico d’infanzia ormai trasferitosi lì da diversi anni.Sono rimasto due giorni a Valenzia, poi ho ripreso il pullman per Barcellona, sono andato a recuperare la mia bicicletta, lasciata all’ostello, e con l’autobus mi sono recato all’aeroporto per ritornare a Milano.Che spettacolo!!!